Combattere per il potere è da perdenti - i vincenti non ne hanno bisogno: lo esercitano e basta
Mi sono sempre tenuta lontana dalle lotte e dalle smanie di potere. Quando le vedevo - sul lavoro - provavo sofferenza e vergogna per chi le praticava, per chi sgomitava, per chi cercava di vincere e 'prendere tutto': io piuttosto me ne stavo fuori e osservavo, o davo informazioni agli altri anche contro il mio interesse personale. Dove questo "non trattenere per me" non significava per forza che fossi generosa, caritatevole, ingenua - piuttosto ho sempre oscillato tra l'idea karmica del bene che ti viene restituito dopo un giro lungo e il bieco menefreghismo per cui so che alla fine il sistema è omeostatico indipendentemente dalle mie azioni - ergo
Lo stesso quando mi trovo in situazione d'amante, perché anche qui, di fatto, se uno mi prende in quel ruolo già lo vedo come un poveretto cui mi sto concedendo nella speranza d'una sua evoluzione mentale ed emotiva, e quindi l'ipotesi di competizione con un'altra donna - che guarda caso è sempre brutta dentro e fuori, mediocre, di cuore misero da far raccapriccio - per quel modesto trofeo mi fa parimenti cadere le braccia. La mia lotta, in questo caso come in qualsiasi altro, è piuttosto per far aprire gli occhi ai miei interlocutori, ed è il fallire in questo che mi fa molto male.
Oggi ripenso all'affermazione di un mio amato ex fidanzato (che probabilmente è la persona più acuta con cui ho avuto la fortuna di entrare in contatto nella vita) a commento di questo mio atteggiamento: "combattere per il potere è da perdenti - i vincenti non ne hanno bisogno: lo esercitano e basta".
Ovvero ciò che io sono, e continuo ad essere, è la dimostrazione che tanti altri (che pur ancora respirano) hanno già perso. E per quanto non ami il pensiero di lasciar indietro nessuno, non posso continuare a trainare un carro con gli occupanti che mi chiedono di farlo mentre lo tengono frenato.
Commenti
Sono contento di ritrovarti cosi'.
Gio
[oggi sono esplosa e ho scritto un tot di post per tirar fuori tutti i sassolini...]
In aggiunta agli alti prodotti del pensiero e dei sentimenti, ovvero le speculazioni profonde e l'intimita' invisibile ad altri se non ai membri della coppia, e' delle reciproche 'ovvieta'' che ci si deve sincerare, che' a queste si affida o spetta il compito di 'fondamenta', invisibili, di ogni rapporto.
Io non dubito mai abbastanza delle mie ovvieta' - nel senso che mi convinco, o mi sono convinto, con colpevole superficialita' che fossero condivise.
E davvero parlo di quegli elementi etici che tu hai elencato, esplodendo appunto, stamattina.
Ti abbraccio
Gio
Dovrei assumere un atteggiamento più buddhista e pacificato - del tipo "qualsiasi azione io compia e parola io dica, il cambiamento che voglio provocare non lo vedrò in tempi brevi, o forse non lo vedrò mai. Perciò fai le cose per te stessa indipendentemente dall'esito e dalla risposta dei poveretti che ti circondano".
Ci sto lavorando :-D
@Blackswan: ergo - per come la vedo io - sei il re dei vincenti ;-)
Guarda caso, è esattamente il percorso che sto facendo io... Non "tentando di fare", proprio "facendo". Perché il momento in cui questa consapevolezza ti penetra nella pelle e ti scende nell'anima è un momento di non ritorno: è la scintilla che mette in moto il circuito in cui la volontà coincide con una naturale necessità,autentica, spontanea e irrevocabile. :)
E dire che potrebbero ritrovarsi meravigliosi nei tuoi occhi.
Gio
Buona continuazione.