Eleonora Manca. Chrysalis Room







Tra le amicizie che diventano 'famiglia', annoverando diverse sorelle del mio cuore, negli ultimi mesi c'è Eleonora Manca, artista della quale vi ho già parlato per via delle raccomandazioni premurose che mi rivolge ogni volta che mi sa in partenza, e alla quale ho rubato le parole, in passato, per augurarvi ogni bene per l'anno nuovo.


Ora avete l'occasione di conoscerla un po' più da vicino attraverso la sua personale Chrysalis Room, aperta dal 10 aprile al 16 maggio 2014 presso la Galleria Paolo Tonin Arte contemporanea di Torino (via San Tommaso 6), il cui vernissage avrà luogo giovedì 10 aprile alle ore 19.


Il lavoro di Eleonora Manca - che prevede il ricorso a fotografia analogica e digitale così come a video e installazioni - esplora, indaga e approfondisce il tema della metamorfosi, con una modalità di ricerca che, nel mio sentire, riesce a tenere insieme tensioni abitualmente percepite come contraddittorie: l'apparente fragilità della sua figura di contro all'energia della stessa quale/quando emerge nelle immagini fotografiche, l'urgenza del raggiungimento d'una soluzione (un proprio 'situarsi nel mondo') e la calma necessaria affinché tale cambiamento e presenza (quando raggiunti) siano strutturali, l'indistinzione delle estremità del suo corpo che rimangono nello sfondo lattiginoso dello spazio e la solidità in altri momenti di ossa e pelle i cui contorni sembrano ridisegnati nettamente per scartarli da quello.


La prima volta in cui mi raccontò delle diverse prospettive che stava percorrendo per riflettere sulla 'trasformazione' attraverso la sofferenza, la prima sensazione che mi venne in mente fu quella di forza. Eppure c'erano anche una grazia e una leggerezza incantevoli nelle sue immagini.
Ora che la conosco un po' di più, forse anche io riesco a tenere insieme pezzi apparentemente contraddittori nelle sensazioni che mi provoca il suo lavoro.

Forza e leggerezza insieme, per me, danno 'tensione' - quella tensione caparbia verso il rendere la propria persona presente, nella sua solida completezza, attraverso un lavoro lungo e impegnativo consistente in slanci improvvisi d'apertura seguiti da immediati ripiegamenti su di sé, in contorsioni attraverso le quali cercare di sgusciare fuori da abiti logori come in squarci ad aprire varchi nella propria pelle e nello spazio.

La metamorfosi è questo: uscire dalla corazza della propria vecchia pelle morta per espandersi nello spazio in tutta la possibile completezza e armonia come organismi compiutamente vivi.

Per tutte queste ragioni vi invito ad andare a visitare la sua mostra. Fatevi del bene, lasciatevene ispirare: è delle nostre vite che ci parla Eleonora, mentre ci parla della sua :-)


Commenti

Ginevra ha detto…
Hai ragione, Minerva: "la 'trasformazione' attraverso la sofferenza" evoca la forza, il coraggio; è la sofferenza che te li dà, da lei attingi le parole per resistere, di lei ti nutri per parlarci, scontrarti, comprenderla, comprenderti al suo cospetto. In quei momenti, percepisci la vita di ogni singola cellula, di ogni atomo e molecola che si agitano, senti pienamente il tuo corpo e il suo riflesso nell'anima.
Guardando le fotografie avverto appunto un addio (anche il mio), una fuga leggiadra, uno svanire dalla morsa del dolore che ti spinge in avanti verso nuovi aggiustamenti del sé.
Le sento profondamente vicine queste immagini, al mio cuore.