Descanso (riposo)

Vi racconterò di una donna matura che non ha più ambizioni, ma ancora desideri - di vivere e trovare modi e occasioni per essere felice, e che non si arrenderà mai all'ipotesi contraria.
Vi racconterò di questi, malgrado tutto contro, e del rifiuto della serenità che sta nell'accontentarsi - concetto per lei tragico - con ogni mezzo necessario.
Vi racconterò del suo rifiuto di sopravvivere in alternativa al vivere.
Vi racconterò dei suoi micro - proprio micro, infinitesimali, inesisteni, inutili, piccolissimi - successi, sui quali lei fa ruotare tutta la propria esistenza, come fosse quella di qualche persona/personaggio significativo nell'economia dell'umanità.
Vi racconterò di una notte a Barcellona, in cui cinque prostitute l'ebbero a cuore, l'ascoltarono, e le risolsero mesi di patriarcato, dolori, inadeguatezze, disallineamenti con gli uomini che aveva amato - meglio di qualsiasi psicologo o qualsiasi femminista (le prostitute solo 'oltre' chiunque altro!).
Vi racconterò dell'essere tornata a Madrid, e aver visto gli amici di sempre - reduci dalla sbronza della sera prima, come sempre, per l'insensatezza della vita - cercare un bar dopo l'altro di ripristinare quel minimo di tasso alcolico nel sangue per stare in piedi il giorno dopo.
Vi racconterò dell'essere stata dentro questo con loro, e aver ballato in club invisibili all'esterno, pieni di gay, sotto luci stroboscopiche che rendevano la realtà ancor più onirica e allucinata, cercando la propria sbronza consapevole.
Vi racconterò dell'aver comprato le tagliatelle con i gamberi nel ristorante cinese vicino alla casa in cui due anni fa abitavo, e averle tenute nella borsa lungo la strada verso l'ostello.
Vi racconterò della telefonata troncata da mancanza di soldi con un uomo che tutto questo capiva e in cui non riusciva a stare, mentre gli raccontavo la sua storia con me - identica a tante altre di tanti altri uomini - felicità intense, corrispondenze inaudite, armonia e perfezione in cui non hanno creduto - e il mio sentire.
Vi racconterò del piccolo salone di bellezza in cui mi sono concessa, sulla strada dello stesso ritorno in ostello, il lusso pur a basso prezzo di una manicure per assumere un aspetto decente, mentre masticavo chewing-gum per stroncare il sapore dell'alcool in bocca.
Vi racconterò del tornare in ostello, mangiare in un angolo della cucina in disparte, e dell'ascoltare ragazzi americani parlare di femminismo con una ragazza che rifiuta le venga offerto da bere.
Vi racconterò, sì, un giorno, forse, tutto questo.
Ma intanto, mi lascio andare al descanso, al riposo - io ai vostri occhi 'estrema', ma in realtà forse solo ipersensibile e profondamente emotiva, incapace di arginare questo proprio essere, e timorosa di perdere troppo se lo facessi, timorosa di farvi perdere troppo: di perdere quel proprio essere che mi rende ciò che serve a voi, una persona da amare e dalla quale sapere, dal momento in cui entrate in contatto con lei, che sarete amati e che in qualche modo cercherà per sempre di prendersi cura di voi.

Annullare la soggettività - disse Carmelo Bene - è il modo in cui essere capolavori: a me questa ultima speranza. Un altro giorno vi racconterò. Ora ho solo bisogno di dormire. Buona notte a voi, miei amati.

Commenti

Patalice ha detto…
...a me farà piacere leggerlo...